"…Scatto loro alcune foto, perché voglio che quella immagine mi resti, un'immagine dolce di una catena infinita di sofferenze.
Va documentata, questa nuova allucinante "malattia", le mine antiuomo, che si trasmette dai genitori ai figli in modo quasi ereditario."
"Promettere costa poco, si dice, se poi non si mantiene l'impegno. E non farlo? Costa ancora meno, praticamente niente, basta girarsi dall'altra parte. Una promessa è un impegno, è il mettersi ancora in corsa, è il non sedersi su quel che si è fatto. Dà nuove responsabilità, obbliga a cercare, a trovare nuove energie."
"Ci vogliono un paio di minuti, per le formule di rito. Ma Har baje in curdo significa 'possa tu vivere per sempre', che è un po' più bello di 'Hallo!'.
"Kabul…
Le case di fango abbarbicate alla montagna, che la sera si illumina di tante piccole luci, stelle gialle che sfumano e si confondono col cielo buio e la via lattea che le ricopre come un mantello, così bassa e vicina da poterci guardare dentro.
La città più martoriata del mondo, quella di Omar, la più distrutta dalla violenza. E insieme la più magica, quella dove i pensieri e i sentimenti nascono veloci e profondi, dove si può stare all'aperto nella notte fredda a porsi domande più grandi."
"Resto dell'idea che è meglio che ci sia, quella gocciolina, che se non ci fosse sarebbe peggio, non solo per me.
Tutto qui."
"…abbiamo cercato di capire perché i bambini quei bambini, non piangono. Mi ha sollecitato a parlare della miseria che si fa routine, della presenza silenziosa della tragedia, e a volte della morte, che diventa condizione di vita. Forse è questa quotidianità della tragedia che li prepara a non piangere. "
[ Pappagalli verdi - cronache di un chirurgo di guerra-, Gino Strada]
Nessun commento:
Posta un commento
Leave a dream.